Un intervento “sblocca-porti” che agisca su un panel di infrastrutture portuali ad alto impatto economico e prevedere con i fondi Ue strategie mirate verso i porti del Sud per renderli ancora più competitivi. E ancora: avviare processi di digitalizzazione delle procedure portuali (evitando quanto più possibile contatti umani) e puntare su integrazione infrastrutturale e quindi favorire lo sviluppo della ferrovia e dell’intermodalità. Sono queste le principali proposte che emergono dal primo rapporto dell’Osservatorio Covid–19 sui trasporti marittimi e la logistica realizzato da Srm – Studi e ricerche per il Mezzogiorno.
L’analisi condotta sul sentiment degli operatori di settore (alla quale hanno collaborato rappresentanti di Assoporti, alcune Asp, Confetra, Confitarma, Federagenti, Fedespedi) evidenzia in primo luogo i fattori critici e i settori a maggiore impatto della crisi. La priorità numero uno è stata individuata nell’enorme crisi di liquidità finanziaria, in particolare per le piccole e piccolissime imprese di trasporto. “Confetra in particolare ha stimato che vi sarebbero oltre 2,5 miliardi di euro di crediti insoluti per i soli comparti del trasporto su gomma, delle consegne e delle spedizioni. Le imprese stanno altresì soffrendo pagamenti prorogati e ritardati di lavori effettuati; molti clienti annunciano almeno dodici mesi di dilazione”, si legge nel rapporto.